“Vengo dal Sud”: Bosnia porta l’identità culturale a Sanremo Giovani
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“Vengo dal Sud” è il brano con cui il cantautore Bosnia partecipa all’edizione 2024 di Sanremo Giovani. Il pezzo si contraddistingue per un ritmo pop ed elettronico ma soprattutto per un testo interamente in dialetto che rappresenta la vera essenza di cosa significa “venire dal sud”.
Bosnia vuole raccontare un’esperienza comune a tanti giovani: quella di lasciare quel Sud che tanto si ama, dove risiede una parte importante della propria identità. Identità che passa anche attraverso le parole, il linguaggio, l’espressione verbale. La lingua è infatti uno dei dispositivi culturali che più ci identifica e che ci lega indissolubilmente alla nostra terra d’origine, anche quando ne siamo lontani.
Filippo Bosnia, classe 1998, tutto questo lo sa bene. Ecco perché ha scelto il dialetto napoletano per il pezzo che porta in gara su un palco così importante.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui su cosa significa venire dal Sud, sul concetto di identità e sull’esperienza a Sanremo Giovani.
“Vengo dal Sud” è il brano con cui partecipi a Sanremo Giovani. È un brano che trasmette un sentimento di appartenenza, amore per la propria terra, ma anche nostalgia. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo brano?
“Vengo dal Sud” è un pezzo che sento molto mio. L’ho scritto in un momento in cui stavo facendo i conti con il distacco dalle mie radici e con il ritmo diverso della mia nuova vita a Milano. È un inno a chi non dimentica da dove viene, nonostante le difficoltà. Ho scelto questo brano perché volevo raccontare non solo la bellezza della mia terra, ma anche la forza e la resilienza di chi, come me, ha dovuto lasciarla per inseguire i propri sogni.
Anche nel linguaggio che usi nel testo stai facendo una chiara affermazione in termini di appartenenza. È una tua esigenza espressiva o nasce per far identificare in questo brano chi, come te, ha dovuto lasciare la propria terra?
È un’esigenza espressiva, ma mi piace pensare che chiunque abbia dovuto fare delle rinunce per costruire un futuro migliore possa rispecchiarsi in questa canzone. Il linguaggio è diretto, autentico, perché volevo fosse un messaggio chiaro, senza filtri: un abbraccio musicale a chi sa cosa significa portare nel cuore il Sud ovunque si vada.
E a proposito di lasciare la propria città d’origine, qual è la parte di questa esperienza che ti provoca più malinconia e che hai cercato di raccontare in questo brano?
Mi manca la lentezza di Napoli, quel senso di tempo dilatato che ti permette di assaporare ogni momento, ogni incontro. Milano è frenetica, tutto scorre veloce e a volte ti senti inghiottito dal ritmo. Nel brano ho cercato di raccontare questa malinconia, il contrasto tra la voglia di crescere e il desiderio di restare ancorato alle cose semplici che rendono speciale la mia terra.
Sei nato a Napoli, i tuoi nonni sono calabresi, hai vissuto tra Roma e Milano. La tua identità dove risiede principalmente?
La mia identità è un intreccio di tutto questo. Napoli è il cuore, la passione, il fuoco. La Calabria è la memoria, la famiglia, le radici profonde. Roma e Milano mi hanno insegnato a guardare oltre, a mettermi in gioco, a crescere come artista e come persona. Mi piace pensare di portare con me un pezzo di ciascuno di questi luoghi, perché è l’insieme che mi definisce.
L’esperienza di Sanremo Giovani deve essere sicuramente una grande emozione, ma se potessi tornare indietro a 3 anni fa cosa diresti al te più giovane? Cosa gli consiglieresti?
Gli direi di non avere paura di osare, di credere di più nei propri sogni e di non farsi abbattere dai “no”. Tre anni fa ero molto più insicuro, mettevo in discussione ogni scelta. Gli consiglierei di buttarsi, perché ogni passo, anche quello più incerto, ti porta avanti e ti avvicina alla persona che vuoi diventare.
C’è un ricordo in particolare che ti porterai dietro da questa esperienza?
Sicuramente il momento in cui ho sentito il mio nome tra i semifinalisti. È stato un mix di gioia, incredulità e gratitudine. Ma anche i volti delle persone che credono in me, gli abbracci dopo le esibizioni, i sorrisi di chi ascolta il mio brano e ci si ritrova. È una sensazione che non dimenticherò mai.