L’Anticamera nasce in antitesi alla camera: Friedrich Micio e MusicaPerBambini insieme per il nuovo disco
Recupero intervista 2023 Ex Nemo Rock In Patria Blog de L’Espresso
Eclettico, sfacciato, sconfinato, inclusivo. Sono questi alcuni degli aggettivi che descrivono L’Anticamera, il nuovo disco del trio Friedrich Micio e MusicaPerBambini, uscito per Trovarobato.
Stiamo parlando di un greatest hits contenente i grandi classici di MusicaPerBambini come “M__SICA”, “Dio Contro Diavolo” e “Capolavoro” rivisitati dal trio classico che, per rimanere in tema, utilizza una pozione di stili, epoche, generi e linguaggi dalla prosa alquanto involuta manifestando un’estetica assolutamente autentica nel panorama italiano.
Fare da mediatore ad un disco di questa portata è veramente complicato in quanto il prodotto è un’amalgama di concetti filosofici, a tratti poetici ma anche concreti e vividi che trasformano in immagini tutto ciò che si palesa tramite le note. 24 tracce tra racconti epici, stravaganti e tragicomici che esaltano la spettacolarità.
MusicaPerBambini negli anni ha collaborato con Caparezza, Elio e Le Storie Tese, Marta sui Tubi e molti altri.
Abbiamo scambiato qualche parola con Manuel Bongiorni (MusicaPerBambini) per scoprire cosa c’è nell’anticamera di quest’ opera.
Partiamo dall’inizio: come nasce L’Anticamera?
L’anticamera nasce in antitesi alla camera dunque poi ci si aspetta una sintesi. Come sarà questa sintesi non lo so.
Nei tuoi brani tratti in maniera molto particolare le storie attraverso però le voci romantiche delle tue figure. Nasce prima la musica o i personaggi e come operi in questa funzione?
Nasce prima la parola che contiene già una sua musicalità e un suo concetto e poi si genera il tutto. Ogni personaggio è associato a un concetto.
Il rapporto tra il testo, la parola detta e il corpo degli attori, chiamiamolo così, come viene caratterizzato?
I personaggi nascono dai giochi di parole e assumono una tridimensionalità. In un gioco di parole solitamente ci sono due parole e due concetti. Tra l’unione di due concetti si genera una scintilla, una tridimensionalità e un mondo che viene poi a essere spiegato e popolato.
Ieri ascoltando di nuovo per intero il tuo disco, ad un certo punto ho avuto questo flash che mi ha riportato al Macbeth di Verdi. Ora senza fare paragoni, a me sembra che entrambi usiate una linea narrativa reale dove però si inseriscono eventi, figure e forze sovrannaturali che provano a cambiare per certi versi il destino delle cose e dunque anche delle figure. Quando tu scrivi pensi mai a questa sensibilità drammaturgica?
Quello che dici lo sento molto, è nel mio metodo. Quando compongo lascio tutto molto al destino proprio perché componendo da soli si rischia spesso di ricalcarsi. Quando compongo al computer lascio margine all’errore dando spazio a quelle cose che ogni tanto il computer fa fuori dal suo controllo. Se prendo un campione, un sample e lo inserisco in una parte in cui non ci sta, tendo a esagerare e allungare il campione in modo da esasperare questo intervento del destino, che in questo caso è della macchina, per costruire da lì in poi. Un’operazione simile l’ha fatta Rocco Tanica quando ha scritto il libro con l’intelligenza artificiale. C’è una fortissima componente del destino e di ciò che accade mentre sto raccontando la storia. Se accade in quel momento li vuol dire che doveva accadere e che la storia deve andare avanti in quella direzione.
Il tuo modo di scrivere e comporre, mettere insieme epoche e stili è assolutamente avanti rispetto a tutto quello che stiamo vivendo musicalmente oggi. Ma tu pensi che la discografia italiana è davvero pronta a tutto questo?
Temo di no, alla fine mi scontro sempre con molte difficoltà. Non tanto per arrivare al pubblico, perché la mia musica quando arriva piace. E’ più difficile convincere gli intermediari che il prodotto che faccio io può piacere al pubblico.
Partendo dal presupposto che le correnti si muovono simultaneamente alle avanguardie, tu come la consideri la tua musica, avanguardistica?
Bisognerà vedere. Se tra dieci anni faranno tutti musica come la sto facendo io adesso allora è avanguardia sennò è andata in una direzione diversa. Effettivamente tutti si proclamano avanguardisti ma in realtà le avanguardie si scoprono sempre dopo.
Poco fa parlando dei testi riflettevo anche sul fatto che nel 900 c’è stata, nel mondo letterario questa svolta per il quale il romanzo ha acquisito dignità. Precedentemente se un letterato doveva essere considerato tale doveva scrivere poesie non certo romanzi. La tua musica pensi che possa essere letta come un grande romanzo poetico o una favola?
Della mia musica dovrebbe parlare chi l’ascolta e chi la descrive; non so se arriva più come romanzo, poesia o favola. Si parla in ogni caso di un fluire emozionale. Forse può essere letta più come una favola perché la sintesi è una delle caratteristiche sicuramente riconoscibili della mia musica e anche delle favole.
E per te le favole sono davvero solo destinate ai bambini? I grandi sognano ancora?
Penso di sì ma forse è una cosa che si impara via via. Ti posso dire che la mia è una proposta musicale pensata per adulti e poi spacciata per bambini per il nome un pò buffo e fuorviante che gli ho dato. Anche dal vivo mi ritrovo famiglie con bambini. Generalmente piace a entrambi perché l’adulto si sofferma più sul concetto mentre il bambino più sulla parola buffa o su determinati colori che vengono messi in scena. Dunque viene vissuta su due piani diversi.
Cosa c’è nell’anticamera del tuo cuore e cosa in quella della tua mente?
Nell’anticamera generalmente c’è qualcuno che aspetta. L’anticamera è piena di divenire. Cosa c’è di preciso non lo so, è ancora ignoto. Proprio per sua definizione precede, quindi bisogna aspettare che entri: che qualcuno o qualcosa entri. Aspetteremo la sintesi stravolgendo e riedificando i nostri pensieri. Nel frattempo ci sediamo, ancora per un pò, nell’anticamera.