GRANDI RAGA: una scommessa.
La parte divertente e allo stesso tempo un po’ stressante dello scrivere di musica è che si è sempre alla ricerca di nuovi talenti. Le sonorità sono in continuo aggiornamento e per ogni artista bollito che sforna un disco preconfezionato, monotono ed appiattito, ce ne sono 2 nuovi che da una provincia sperduta tra le valli toscane o dalla suggestiva costa ionica stanno inventando qualcosa di nuovo.
La presunzione di saper riconoscere un talento in anticipo ed in qualche modo precorrere i tempi è una qualità a cui chiunque di noi ambisce, alcune volte ci prendi, altre volte no.
L’azzardo di oggi è un gruppo di cui difficilmente avrai sentito parlare. Si chiamano Grandi Raga e vengono da Arezzo. Sul web non si trovano grandi informazioni, tranne la vittoria di un contest musicale locale ed un paio di interviste.
La formazione è composta da 5 individui tra i 18 e i 20 anni tutti aggrovigliati tra le produzioni musicali per se stessi e per altri, le proprie ambizioni future e questa band.
Il nome è quello del gruppo whatsapp con cui hanno deciso di beccarsi per la prima volta a suonare, nello studio di Cionco, il primo chitarrista. Nel loro arsenale chitarre, percussioni, ottoni, synth e una voce a metà tra l’acerbo e il punk che diverte ed intriga fin dal primo ascolto.
La giovane età dei Raga è palese, i testi, eclettici ed eterei hanno ancora la luce negli occhi di chi si sta affacciando alla terza decina d’anni, ma con le occhiaie di chi già sta conoscendo le tendenze all’autodistruzione e i mille allettanti modi in cui il mondo ti ci accompagna.
Nella loro ultima ed unica pubblicazione, l’album autoprodotto Astolfo tutto rose e fiori, i generi e le influenze si mescolano tra l’indie, il rock, il jazz, qualcosa di ska e il pop degli anni ‘80. Le sonorità sono molto fresche sebbene ancora prive di uno stile definto, ma seppur embrionale il talento è più che riconoscibile.
Il disco accoglie in maniera amichevole, una chiacchiera in studio, un po’ per prendersi poco sul serio, un po’ perché effettivamente che schifo quando ti attraversa una pantegana mentre cammini per strada. Da qui si passa per entrare nel mondo dei grandi raga. Il resto del disco si alterna tra qualcosa di indie un po’ più canonico ed alcuni crossover con generi meno mainstream come nel caso di La Notte più fantastica di Maggio e Canzone d’attesa.
Va poi a concludersi con Negozi di Luce, secondo pezzo pubblicato e anche secondo più ascoltato e Ombrelli di Tela, un’ode ai piccioni, che fa il paio con le pantegane de La Finestra del Tombino, la prima traccia. Musica per creature schifate e lasciate da parte, musica indie della nuova generazione. Nel complesso la mezz’ora che si trascorre sentendo il disco dei Grandi Raga è una mezz’ora piacevole, l’astrazione dei testi non impedisce l’immedesimazione e le musiche avvolgono ed accompagnano senza stuccare o annoiare.
Negli ultimi giorni dalle storie pare che stiano cucinando qualcosa. La scommessa è piazzata, da qui in poi è tutto nelle loro mani, speriamo di vederli live al più presto, anche perché pare che in live portino pezzi non pubblicati.
Grandi, Raga