Fuochi per la festa del paese: l’oscura poesia firmata da Lo Straniero
Ascoltando questa canzone l’impressione è quella di sentire in cuffia una novella di Verga. “Fuochi per la festa del paese” è una poesia oscura, una storia in rima che cattura come un antico racconto tramandato davanti a un fuoco.
Lo Straniero, progetto musicale nato nel 2014, racconta con vivida umanità una realtà dura da osservare in maniera distaccata, ma è proprio la rabbia e il cinismo che si avvertono nella voce di Giovanni Facelli e di Federica Addari che ci tengono incollati a questa narrazione. Le due voci si alternano tra un parlato che assomiglia a una performance di spoken word e un’inaspettata melodia femminile che, proprio come le luci dei fuochi d’artificio menzionati nel brano, illuminano improvvisamente il finale.
L’effetto complessivo permette di sentirsi pienamente dentro questo racconto, come se potessimo vedere tutti i personaggi menzionati da uno speciale punto di osservazione privilegiato, magari dal balconcino di uno dei casolari del paese. La scena si dipinge da sola davanti ai nostri occhi, se sappiamo seguire attentamente le parole del narratore.
“Fuochi per la festa del paese è il piccolo ritratto di una famiglia che, in cerca di fortuna, si sposta da un luogo a un altro. Tra cantautorato e elettronica ambient la narrazione, a tratti cupa, è interrotta dalle luci dei fuochi d’artificio che almeno per una sera catturano l’attenzione di tutti”, scrive il gruppo su Instagram.
In effetti, il connubio di suoni elettronici e della chitarra classica crea proprio la sensazione di accompagnarci nell’ascolto di una storia importante, un moderno menestrello che sta per raccontarci qualcosa che non va dimenticato, ma anzi tramandato.
“Fuochi per la festa del paese” rappresenta il frutto della collaborazione tra le etichette La Tempesta e Pioggia Rossa Dischi, proprio come “A mare”, il primo singolo uscito a settembre estratto dall’album “Mazapé”.
Il brano è stato prodotto da Federico Dragogna (chitarrista e compositore de I Ministri), che lo ha definito “un bellissimo (e scurissimo) affresco di provincia a metà tra Cesare Pavese e i The Blaze”. Il mix e il mastering sono stati invece affidati a Mattia Cominotto.