Evolversi è spirito di adattamento. In qualsiasi epoca, storica o preistorica, qualunque specie vivente ha manifestato la necessità di adattarsi a condizioni avverse oppure, semplicemente, ad un cambiamento. Il tutto avviene secondo particolari logiche e meccanismi, alcuni spiegabili e altri meno. E il bello è che possono avvenire su scala mastodontica come infinitamente microscopica.

Inutile dire che questo processo si traduce anche in musica. Spesso ripercorrere la carriera di un’artista significa tracciare la sua evoluzione nel tempo, analizzandone le influenze, le nuove soluzioni di stile… In generale, i nuovi cambiamenti. ETT, il progetto dell’italo-greca Gaya Misrachi, pare essere un incalzante esempio per questa definizione. Dal 2021 sotto la firma di Island Records, ETT ha sempre mostrato la faccia della sperimentazione oltre le tipiche convenzioni musicali, ma senza mai rinunciare al cantautorato. Un’ispirazione che sembra guardare sia all’estero che a casa, tra produzioni taglienti di pulsante elettronica e testi pieni di emozione e sentimento. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei in occasione del suo nuovo singolo “FRANKIE”, uscito venerdì 28 giugno.

Ciao Gaya, innanziutto auguri per l’uscita! Iniziamo con la prima domanda di rito: per qualcuno che ancora non ti conosce, chi è ETT?

Come genere musicale ti direi sicuramente elettronico/eclettico. Mi sento di essere abbastanza completa dal punto di vista di sound perché riesco a variare dall’acustico all’elettronica. ETT è un progetto molto artistico, quindi anche visuale, molto curato e che ti propone sempre delle storie nuove. Cerco di dare completezza a 360 gradi ogni volta che faccio uscire qualcosa.

Colpisce subito questo tuo “blend” tra cantautorato conscious con produzioni che irrompono sullo sperimentale. Da dov’è nata questa necessità di mettere assieme questi due mondi apparentemente così distanti?

Credo che nasca dalla passione per la musica in primis perché ho sempre studiato vari generi. Poi ho vissuto 3 anni e mezzo a Granada, in Spagna, dove si vive la musica in maniera completamente diversa dall’Italia e da Milano soprattutto. Grazie a quell’esperienza mi sono approcciata molto a strumenti reali, quindi suonavo molto la bossa nova, il bolero, il jazz… Diciamo che lì ho sviluppato proprio la mia voce, anche suonando per strada. Però, allo stesso tempo, avevo l’esigenza di staccarmi da questa realtà più jazz. Volevo portare qualcosa di mio ai giorni d’oggi per trasmettere quello che stavo vivendo musicalmente. Ho cercato dunque di unire questi due mondi perché a mio parere è molto importante la parte più acustica e analogica, perché alla fine la musica nasce così. Secondo me crea un bel connubio che ti fa entrare meglio nel pezzo, con un sound più vero. Un ritorno alle origini ma con una “sporcatura” di modernità!

In che modo era diversa Granada rispetto all’Italia?

Si suona molto di più. Io ho passato anche 8 ore a suonare no-stop, si vive quasi d’altri tempi. La mia giornata era andare a casa dei musicisti e provare tutto il giorno i pezzi che si erano studiati a casa. Mentre invece qui si lavora più in studio e i musicisti sono più distaccati, ma perché ci sono altre priorità. Anche dal lato economico è più sostenibile la vita.

“FRANKIE” è forse l’apoteosi della poliedricità della tua musica. Tutte le soluzioni stilistiche che hai messo sul campo sono super originali. In quale contesto nasce “FRANKIE” e soprattutto chi è? Perché dedicargli un brano?

Tutto è nato inizialmente da una mia prod e, iniziando a scrivere il pezzo, mi sono immaginata proprio una conversazione. Da qui mi sono ispirata a Harvey, un film degli anni 1950 in cui avviene proprio un dialogo delirante tra un coniglio immaginario e il protagonista. Quindi ho voluto attingere dal film per scriverlo, infatti la voce pitchata rende ancora più netta questa discussione, quasi come se fosse un featuring con un personaggio immaginario. Mi piace prendere ispirazione anche da altre parti, non solo musica ma anche altri tipi di arte. Tipo guardare un film o ascoltare musica classica per poi scrivere un pezzo che non c’entra niente!

ETT con FRANKIE. Foto di Ludivine Keller

Mi sapresti dire le ispirazioni che stanno guidando la tua evoluzione? Non necessariamente musicali.

Sicuramente ci sono artisti stranieri che mi hanno ispirando e mi stanno ispirando sempre di più. Sento anch’io di star raggiungendo pian piano una maturità anche con me stessa, quindi cercando di essere più sincera possibile e fare quello che sento mio. Credo che manchi questo tipo di approccio, soprattutto nella musica italiana, e vorrei riuscire a portarlo anche se magari è un po’ difficile dato che l’ascoltatore medio è spesso molto pigro. Le mie reference sono sicuramente FKA Twigs, Sevdaliza, Grimes, KUČKA, Flume… 

Si sente molto anche il mondo hyperpop, soprattutto in questo brano!

Si! Mi piace un sacco il mondo hyperpop con influenze asiatiche. Sono super contenta che si riesca a riconoscere anche il tipo di sound!

Parlando di visual, so che ti occupi direttamente anche del visual. Quali sono i punti d’incontro che connettono musica e immagine?

Non sempre mi occupo del visual direttamente, però ho la direzione estetica del progetto in mano. Nel caso di “FRANKIE” ho realizzato la torta con materiali non edibili per il tema del riciclo e dello spreco di cibo: ho usato dello stucco, della resina epossidica e del FIMO. In realtà la copertina è nata da un disegno realizzato con intelligenza artificiale ma, per direttive di Universal, non è stato possibile utilizzarla. Quindi ho deciso di farlo io! Mi sono messa lì con un coltello da formaggio e una bacchetta cinese e ho iniziato a creare Frankie! È stato bellissimo, anche come tipo di esperienza completamente nuova.

Tornando al tuo percorso di maturità, come dicevi anche tu, c’è qualcosa in programma per il futuro che ci vuoi spoilerare? Un singolo, qualche progetto anche al di fuori dalla musica?

Sto avendo dei riscontri molto positivi da alcuni colleghi e questo mi fa molto piacere, perché penso sia una scelta coraggiosa quella di intraprendere un sound che in Italia non va molto. Ho un bel po’ di pezzi scritti e quest’estate la dedicherò a buttare giù ancora più idee, in modo da avere una bella selezione. Ci sono in programma dei pezzi in spagnolo con una collaborazione brasiliana. Sto cercando di ampliare anche da quel punto di vista, sapendo molto bene lo spagnolo mi sembra uno spreco non cantare o scrivere in quella lingua lì. Al momento ho appena concluso il club tour per il mio EP uscito in inverno. Ho fatto l’ultima data ai Magazzini Generali aprendo il live di Vasco Brondi. Al momento c’è una data a Cremona il 4 agosto, mentre per il resto mi prenderò un po’ di tempo per scrivere cose nuove!

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