Color Fest – IL Festival del sud.

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Pochi giri di parole, il festival del sud Italia per eccellenza è il Color Fest di Maida (CZ), un festival che da 11 anni porta in Calabria il meglio della musica italiana e internazionale.

Oltre seimila persone si sono ritrovate a condividere le stesse emozioni nel verde dell’Agriturismo Costantino, situato tra il Golfo di Sant’Eufemia e il Golfo di Squillace. Tre giorni di festival ricco di novità e di pezzi di cuore del passato e del presente, tre giorni che noi di Nemo abbiamo avuto l’immenso piacere di goderci fino in fondo tra cielo e terra.

14 agosto

Il primo giorno siamo arrivati intorno alle 17:00 dove abbiamo avuto modo di perlustrare la zona e di notare che c’erano ben tre palchi montati, il palco A, il più grande, utilizzato per l’artista headline della serata che, il 14 agosto, è stato Fulminacci, ma a Tommasino ci torneremo più avanti.

Sul palco B si sono esibite assolute anteprime nazionali come i Lip Critic, nuova scommessa di Partisan Records, etichetta già casa di band acclamate internazionalmente come IDLES e Cigarettes After Sex, il  cantautore texano Micah P. Hinson, I Hate My Village, Bassolino e Coca Puma. Tutte rivelazioni per quanto mi riguarda, in particolar modo non avevo avuto ancora l’occasione di vedere gli I hate my village  dal vivo e devo dire che la sola presenza di Alberto Ferrari che, nonostante la scelta di cantare in inglese, ha portato inevitabilmente un po’ di Verdena all’interno del progetto, così come si sentivano gli Afterhours e i Calibro35. Una botta di energia e un coinvolgimento più unici che rari, hanno fatto sì che parte del pubblico potesse avere l’opportunità di salire sul palco e di ballare insieme alla band e, queste cose, a noi di Nemo ci piacciono tanto. Vedere un artista che rompe il muro della quarta parete e accoglie sul palco coloro che lo stanno sostenendo in quel momento, lo riteniamo un grande gesto di gratitudine che, purtroppo, molti artisti non hanno.

Tra i vari panini musicali ingeriti nella mia vita, per un lungo periodo mi sono nutrita di pane e anarcopunk inglese e i Lip Critic erano i Crass senza le chitarre, non a caso stiamo parlando della label Partisan Records che accoglie da tempo gli IDLES e Cigarettes After Sex.

Dicevo di Fulminacci. Ecco, Fulminacci è un grande performer che non avevo mai visto live. Tanta scena, tanti balletti, una scenografia che ricorda il mondo dei fumetti, per non parlare del suo personaggio che sembra davvero essere uscito da un cartone animato. Tommaso è il bravo ragazzo con la faccia pulita che scrive belle canzoni Pop per un pubblico di ragazzi, un po’ come fanno i Pinguini Tattici Nucleari, uno di quegli artisti a cui basterebbe il passo più lungo della gamba per fare la fine di Rovazzi.

Il vero viaggio l’abbiamo fatto con Bassolino e la sua band, che in 45 minuti ci ha fatto vivere in una Napoli visionaria degli anni ’70, presentandoci il suo album Città futura. Un’Italia degli anni ’70 che, come ha dichiarato Dario Bassolino sul palco del Color, si trattava di un’Italia genuina:

“C’è stata una volontà superiore perché ci ritrovassimo in queste condizioni, in un’Italia fascista.”

Ad ogni modo gli anni ’70 seguivano le prime rivolte del ’68, forse la genuinità di cui ha parlato Bassolino era riferita al fatto che ci fosse una volontà maggiore di voler cambiare le cose partendo dal basso? Io credo fermamente che questa volontà sia svanita nel tempo e nello spazio digitale hypercosmico, uno spazio fatto di soluzioni a portata di mano in cui l’individuo, oggi, può facilmente arrivare a tutto ciò che vuole senza nemmeno lottare, lo stesso spazio hypercosmico raccontato dalla musica di Cosmo, headline della seconda giornata.

15 agosto

Durante la giornata di Ferragosto, abbiamo sofferto tantissimo perché siamo arrivati alle 14:00 per assistere al live de Il Mago del Gelato che ha suonato coraggiosamente sotto un sole cocente davanti un pubblico molto ristretto, a causa delle condizioni poco vivibili vista praticamente l’assenza di zone d’ombra. De Il Mago del Gelato parleremo in un altro articolo dedicato all’intervista che abbiamo avuto il piacere di fare con questi meravigliosi ragazzi tutto Afro e Jazz. Il resto della lineup a cui abbiamo assistito era di genere elettronico, dj set:  una festa di comunità dove le persone ballavano sotto le casse di Populous e Clap!Clap! e, la vera scoperta riguardo questa giornata, sono stati i Ko Shin Moon, un duo sperimentale francese che ci ha fatto addentrare in sonorità mai ascoltate prima, grazie alla fusione di strumenti tradizionali orientali, synth e tastiere.

Alle 23:00 spaccate arriva Cosmo sulle ali del cavallo bianco, ormai sempre affiancato dalla sua amata e amabile scoperta Pan Dan. Marco Jacopo Bianchi da Ivrea ha riempito lo spazio del palco A di un festival nel cuore della Calabria con il suo essere e la sua voglia di far saltare la gente, tant’è vero che ha continuato con il suo dj set Techno per tutta la notte. Sempre e immensamente politically incorrect, soprattutto sui beat di Tristan Zarra dove entrano sempre bandiere palestinesi a lanciare chiari messaggi, come li ha lasciati Pan Dan mentre correva dietro al “sovversivo” di turno con un manganello in mano. La magia cosmotronica di Marco si rinnova di anno in anno in ogni suo live, al passo con i tempi, sempre pronta a lasciare il segno.

16 agosto

Il giorno da noi tanto atteso è finalmente arrivato. L’ultimo appuntamento è quello del BeColor, fusione che mette in sinergia due straordinari festival del sud come il Color Fest e Be Alternative, per creare percorsi di condivisione e costruzione in Calabria all’insegna della valorizzazione culturale e turistica del territorio. Protagonisti in questo caso gli Editors, la storica band di Birmingham per la prima volta in Calabria nell’unica data nel Centro-Sud Italia dell’estate 2024, ha infiammato il pubblico di Maida con un live potente e dall’unicità emotiva, che conferma la solidità di una band storica per l’Indie-rock mondiale. Prima di loro sul palco è stato il turno di Any Other, Leatherette e Trust the Mask.

Raccontare il live degli Editors con le parole, o replicare le emozioni del concerto attraverso dei video, per me che sono una millennial e che seguo la band dai tempi di Smokers outside the hospital doors, è praticamente impossibile. Non c’era un pezzo che non sapessi a memoria o che non fosse colonna sonora portante e importante dei miei vent’anni. Una band che conosce il target del suo pubblico sa cosa deve suonare e i brani più belli di An end has a start c’erano tutti.

In generale il 2024 è un anno di concerti con band che fanno bene all’anima e fanno male al cuore perché ci riportano indietro a quei bei tempi andati, in cui sapevamo dove eravamo diretti, ma non sapevamo chi eravamo e se saremmo mai arrivati al traguardo. Nell’incertezza c’erano i dischi belli, il clubbing e, fra i tanti, la malinconia alternative rock degli Editors che hanno chiuso in bellezza questa meravigliosa edizione del Color Fest, ricordandoci di quanta roba sia la musica internazionale.

Commenta così Mirko Perri, direttore artistico del Festival:

“Abbiamo costruito un’edizione importante, con scelte forti e difficili , che il pubblico ha apprezzato. Abbiamo dimostrato ancora una volta che la Calabria può essere un posto accogliente per tante persone da fuori regione, fornendo servizi eccellenti e qualità della proposta artistica. Siamo diventati punto d’incontro annuale per tante persone e questo ci rende orgogliosi. Stiamo lavorando alla 13esima edizione, a breve annunceremo le date, e i primi ospiti”

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