C’è puzza di Retromania?
Da tempo, c’è odore di Retromania nell’aria, anche se molti suggeriscono che sia talmente forte da azzardare, addirittura, nel definirlo puzza. Una puzza però che siede su poltrone ben accoglienti, in luoghi notevoli, che veste firme e orologi ai polsi.
Nel 2021 gli ABBA annunciano un nuovo ritorno, così come i Rage Against the Machine e ancora The Space Girls, Blink-182, Oasis e potremmo davvero continuare… anche in contesto italiano con i Club Dogo, gli Articolo 31…
Sembra un film già visto; un bel film tra l’altro, che per tantissimi anni ha radunato masse e scritto la storia. E ora, c’è davvero bisogno di rianimare morti invece che santificarli all’interno di una tomba provvisoria?
A quanto pare sì, viviamo in un periodo in cui il materiale musicale d’annata viene costantemente riprocessato, vi è un concentrato di generi rivatilazzati, con musiche da archivio storico e si fatica a definire avanguardia una corrente nuova che rappresenti una rottura netta con il passato, che ora è più presente del futuro. Il problema è che ci si trova in un turnover ciclico dal quale è quasi impossibile, almeno ora, uscire.
Il termine rétro ha un significato specifico: allude a una mania consapevole per uno stile d’altri tempi che sia musica, abbigliamento, tradizioni, design che si esprime creativamente attraverso forme e contesti. Il termine, è finito per essere utilizzato in maniera molto più vaga, come sinonimo di tutto ciò che appartiene al passato relativamente recente della cultura pop e a tutte le larghe accezioni che ne scaturiscono.
Symon Reynolds, il grande studioso di musica pop e delle ossessioni per il passato al suo tempo non era l’unico a essere perplesso di fronte a simili prospettive.
E oggi più che mai, si perde il conto delle testate, rubriche e narrazioni che si domandano, preoccupati, che fine abbiano fatto l’innovazione e gli strappi nella musica. Il non essere la norma: essere lo scarto.
Non stiamo gridando allo scandalo, per carità, a quello ci pensano già i nostri leader politici.
La verità è che il mercato discografico, ora sempre più saturo, ha compreso che con il giochino delle Reunion, dei grandi eventi, dei grandi nomi del passato si fattura forte e porta beneficio: ai portafogli in primis e poi alle persone che a sua volta lo riportano ai portafogli: Insomma, siamo di nuovo di fronte al turnover ciclico di cui sopra si accennava.
Rompere il meccanismo non è un’impresa impossibile, certo assai difficile. Ma se ami la musica, di base ti piace ascoltare. E ascoltare è possibile farlo anche tappandosi il naso con la mano, per non sentire la puzza. Quella scia di puzza che lascia solo il capitalismo musicale.