Carolei

Carolei, nome d’arte di Francesco Armenise, classe ’99, si avvicina alla musica all’età di 9 anni. Cresce con un cane e un pianoforte, da subito sa trasformare la sua dolcezza in note musicali. Negli anni del liceo inizia a comporre e successivamente, nel 2021, il suo lavoro artistico prende vita.

Il 14 giugno pubblica il suo nuovo singolo Matto proprio matto. Il brano parla del tempo e delle energie che si “sprecano” dietro a situazioni che non portano a niente di buono. È l’espressione di quello che si prova dopo essere usciti da un qualcosa di indefinito.

Il tuo nome d’arte è ispirato a Carolei, piccolo paesino in provincia di Cosenza, dove sei nato. Che legame hai con la tua città natale?

«Sono nato a Cosenza ma il mio nome è ispirato a Carolei perché è lì che ho cantato la prima volta davanti a delle persone quando ero piccolo, quindi ho un bel ricordo legato a quel posto, anche se, a dire il vero, non ci torno praticamente mai. Con la mia città, invece, ho un rapporto d’amore anche se a volte è conflittuale, diciamo che litighiamo. Ormai sono diversi anni che vivo lontano da casa, però ogni volta che torno è come prendere una bella boccata d’aria fresca (letteralmente, dato che vivo a Milano in mezzo allo smog)».

Hai iniziato a suonare pianoforte all’età di nove anni. Cosa ti ha fatto avvicinare alla musica?

«Si, il mio primo approccio alla musica è stato grazie al pianoforte, perché mia sorella gemella lo suonava, ma non mi definisco assolutamente un pianista, è stato un amore flash, oggi lo strimpello ogni tanto e basta. Diciamo che preferisco di gran lunga cantare».

Come mai alla fine hai scelto il canto come “strumento”? Hai sempre sentito la necessità di volerti esprimere in questo modo?

«Perché mi incuriosiva tanto il fatto che fosse, appunto, uno “strumento” interno, che fosse così suscettibile anche a quello che ci passa per la testa ecco. La necessità di esprimermi in questo modo ho iniziato a sentirla piano piano crescendo».

Il 14 giugno è uscito il tuo nuovo singolo “Matto proprio matto”, che parla delle energie perse appresso a situazioni che non portano a niente di buono. Non credi che queste siano, invece, necessarie a comprendere qualcosa in più della propria persona?

«Assolutamente sì, credo che le energie ci sembrino “sprecate” lì per lì. Ma col senno di poi non sono affatto sprecate, anzi, si rivelano utili… come dire, tutto fa brodo e può tornare utile».

Se dovessi raccontare la tua musica con tre parole, quale useresti?

«Colorata, eccentrica, sensibile».

Al momento sei impegnato in qualcosa di nuovo oppure ti stai preparando per dei live in vista della stagione estiva?

«Ci saranno un po’ di live in estate e sto lavorando ad altri progetti che spero vedranno presto la luce!».

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