Ainé Buio Leggero tour: la black music scorre dentro vene bianche.

0

240515_gc400_3_ 009

Di nuovo esterrefatti. Ancora questa sensazione estatica, eppure sempre nuova: Ainé ha saputo stupire il suo pubblico, nella sua Roma, con effetti speciali. 

Largo Venue piena in un’ umida e buia notte d’un giovedì di novembre già lasciava presagire che si stesse per consumare una grande notte, stanotte. Fuori la vita, ma dentro al chiuso e sotto il palco fa caldo, e il calore viene sia da fuori che da dentro.

Accolto da un boato affettuoso al momento della comparsa sul palco, Ainè tornando nella sua Roma aveva preparato la ricetta della serata come un grande chef: dosando tutto al punto giusto, per lasciare un gusto unico, non senza dilettarsi in variazioni sul tema e con fragranze e spezie diverse. Si presenta il nuovo album, Buio Leggero, e la curiosità è tanta. Il pubblico è quello delle grandi occasioni, ma è la batteria degli ospiti a lasciare a bocca aperta: archi, sassofono, chitarra acustica, un intero coro e tante voci.

Sul palco si alternano grandi artisti, in un turbinio di estro e una miscela di talenti, ospiti illustri e visibilmente felici. Tutti diversi, eppure accomunati sotto al cappello della black music, chi più chi meno, oltre alla stima e all’amicizia con il vero mattatore della serata, Arnaldo Santoro in arte Ainé. Salgono Paolo Zou, Folcast, Giovanni Cutello, Corinne Ragona, Laura di Lenola, Giulia Gentile e Livia de Romanis e il coro dei Flowing Chords: un paradisiaco delirio di grandissime performance senza sosta, facilitato dallo strenuo stacanovismo dei fonici di Largo.

Accidenti, sembra ieri e sono già dieci anni che questo artista è in giro, e lo troviamo ancora cresciuto. Istrionico e magnetico sul palco, si diverte, sorride, coinvolge il pubblico e abbraccia tutta la sua crew. E soprattutto canta e suona divinamente, non solo la tastiera, ma anche la chitarra elettrica e le percussioni. Leader vero e di talento purissimo. Anche il sound si è progressivamente evoluto, abbracciando sfumature più elettroniche e dance, lasciando comunque un’ evidente traccia della matrice jazz, soul e R&B nelle sonorità, ma soprattutto nelle armonie e nelle interpretazioni vocali.

Il quartetto da lui capitanato è composto da Michele Santoleri alla batteria, Vittorio Esposito alle tastiere e adriano Matkovic al basso. Performers eccezionali, sonorità curate e sognanti, concerto totalizzante in quasi due ore di grande felicità, emozione e commozione, vibe immensa e tanto movimento di bacino tra la folla. Un grande concerto, che avrebbe fatto strabuzzare gli occhi anche oltreoceano.

A pochi giorni dalla scomparsa di Quincy Jones fa un bell’effetto scoprire che, a saperla trovare, la grande storia della musica nera ha un cuore giovane, che continua a pulsare anche in Italia: Ainé, la black music scorre dentro vene bianche. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *