Mazzariello vuole musica da “Antisommossa”
Mazzariello, al secolo Antonio Mazzariello, è un cantautore classe 2001 alla serata romana di Spaghetti Unplugged ha presentato il suo ultimo album “Antisommossa””. Ricci ribelli, occhi grandi e pieni di sogni, sorriso dolce e una voce incerta, ma consapevole, è così che si presenta Mazzariello: un giovane figlio della generazione che rappresenta la Gen Z. Un ragazzo di provincia, uno di quelli che vive ardentemente la sua passione e che – grazie ad una penna potentissima e vera – si è fatto notare nel panorama indie italiano.
“Antisommossa” è il titolo del tuo ultimo EP: un flusso continuo di pensieri attorcigliati attorno ad un cuore costantemente messo alla prova dalle sfide della vita. Ti va di raccontarci qualcosa in più su questo progetto che ci mostra il tuo modo di vedere il mondo?
«”Antisommossa”, come tutte le cose che mi succedono nella vita, è nato per caso. Nel processo di scrittura mi sono accorto che spesso andavo con l’assonanza tra parole d’amore e parole di metallo che rispecchiano un pò lo sfondo sociale che stiamo vivendo in questi anni. “Antisommossa” non è altro che il mio modo di portare qualcosa di positivo ad un mondo pieno di “metallo”, di crudeltà e di guerre, che mi sta stretto e che cerco di cambiare con la musica».
Vorrei soffermarmi un po’ sul titolo “Antisommossa”. Tu fai parte di una generazione in cui sentiamo sempre il bisogno di andare contro il mondo, rompendo gli schemi, “sommuovendo” il mondo che spesso ci sta stretto, tu come mai hai scelto di utilizzare il prefisso “anti”?
«In realtà io non ho interpretato questo titolo con l’idea di andare contro la sommossa, anzi, nella mia testa io l’ho immaginato nella preparazione alla sommossa, alla reazione verso questo mondo complicato che sta andando in una direzione brutta e crudele. In particolare mi riferisco alle guerre, alle cattiverie, alla violenza in generale: quello che volevo far emergere era una preparazione a quello che accadrà mostrandolo però come una “rivoluzione gentile”».
C’è una canzone in particolare dell’album in cui dici “conti i giorni che passano prima di diventare grandi”: paura del futuro in generale o semplicemente l’ansia di entrare “nel mondo dei grandi?”
«In realtà entrambe le cose: il futuro per la nostra generazione questo concetto è diverso rispetto a trent’anni fa quando si diceva “lavoro, mi compro casa, mi faccio una famiglia”, oggi le cose sono totalmente cambiate abbiamo poche certezze sotto tutti i punti di vista anche a livello climatico oltre che strettamente personale. La paura di diventare grande per quanto riguarda me, che sono un ragazzo di 22 anni, in cui comincio lentamente a scivolare verso quelle responsabilità che ti piombano inevitabilmente addosso per cui non sei mai totalmente pronto».
Il concerto di Mazzariello è stato poi un’incredibile esperienza tra musica ed emozioni, un mix interessante con un pubblico partecipe che cantava a squarciagola le canzoni di un ragazzo di 22 anni con canzoni da testi profondi e maturi. Vi consiglio, caldamente, di ascoltare “Antisommossa” e di fare un giro anche nelle melodie di “Ufficio Oggetti Smarriti” e di seguire Antonio in giro per l’Italia.