Angelica Bove: tra autenticità e compromesso

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L’ironia mi ha sempre accompagnata, soprattutto nei momenti tosti, quando potevo facilmente dimenticarmi di lei.

Scrive questo Angelica Bove in un post Instagram lanciando il suo ultimo lavoro in studio: La nostra malinconia.

La storia d’amore raccontata nella canzone è intrisa dalla nostalgia vorticosa di ricordi indelebili, quei frammenti di vita che danzano incessantemente nella mente.

Il brano in gara a Sanremo Giovani 2024, rappresenta un’altra conferma per l’artista: una voce che sa parlare ad una generazione nostalgica. In questo contesto, la nostalgia non è soltanto un rimpianto, ma un tributo a un amore che ha segnato la vita e l’anima, un amore che, pur nel suo abbandono, nutre la speranza di un futuro.

L’esperienza sul palco di Sanremo Giovani 2024 è stata preceduta dal singolo Bellissimo e poi niente connotato da una scrittura intima e sincera che esplora con coraggio le sfumature più complesse delle proprie esperienze.

Abbiamo ricostruito, in poche battute, insieme ad Angelica Bove il percorso da X-Factor a Sanremo Giovani 2024

Abbiamo visto i talent nascere come una “gara tra belle voci” e strutturarsi poi in vetrine per progetti musicali già avviati. La tua è stata invece una partecipazione “d’istinto”, nata da una necessità di comunicare attraverso la musica cosa che ti ha reso, nel meccanismo televisivo, la quota “di pancia” dell’ultima edizione di X-Factor. Com’è stata l’esperienza del talent vissuta da nuda interprete, senza un abito già cucito addosso? Hai riscontrato delle difficoltà, rispetto ai tuoi colleghi arrivati con delle proposte specifiche?

Non ho sentito particolari difficoltà perché avevo ben chiaro ciò che provavo. Andavo molto d’istinto, concentrandomi su quello che sentivo di voler raccontare e su ciò che provavo, piuttosto che sulla concorrenza o sui progetti degli altri nel talent. Ero molto focalizzata su me stessa. Partendo da TikTok, sapevo già che essere autentica, senza dover forzare un personaggio, funzionava. Quindi, ero soddisfatta di quello che stavo facendo: raccontarmi attraverso la musica e vedere che questa autenticità riceveva un riscontro positivo. Non sentivo difficoltà rispetto agli altri, anzi, ero molto soddisfatta proprio per questo.

In che modo è cambiato, nell’ultimo anno, il tuo approccio al mestiere della musica?

Ho iniziato dalla mia “comfort zone”, la vasca da bagno, e mi sono ritrovata catapultata nella realtà del talent di X Factor. È stato quasi destabilizzante, essendo la mia prima volta su un palco e davanti a un pubblico. È stata un’esperienza molto particolare, una sorpresa soprattutto per me stessa. Quello che ne ho tratto è stata una consapevolezza fortissima: ho capito che questo è ciò che voglio fare nella vita. Subito dopo il programma, mi sono messa all’opera per realizzare questo sogno. Sono andata in studio e ho iniziato a esplorare la scena musicale romana, dato che vivevo a Roma in quel periodo. Da quando ho capito che questa è la mia strada, lavoro ogni giorno per trasformare questo sogno in realtà.

Il tuo è un progetto nato relativamente da poco e come tale ti pone davanti al solito bivio tra “libera espressione artistica” e “aderenza ai canoni di mercato”: in che modo pensi che queste due metà possano convivere nella tua musica?

Se dobbiamo parlare di aderire al mercato, penso a come il pop sia mainstream. Ho sempre ascoltato e amato questo genere di musica e mi piace anche cantarla. Da questo punto di vista, mi sento avvantaggiata. Mi sento più affine al mercato internazionale, ma alla fine parliamo tutti la stessa lingua, che è quella del pop. Il pop che vorrei fare è in linea con le proposte attuali.

Sulla tua scala di priorità dov’è che collochi il necessario compromesso?

La mia priorità principale è la libertà di esprimere ciò che penso. Il compromesso, secondo me, fa parte del gioco e, in fondo, lo rende interessante. Dal momento in cui ho scelto di fare questo come lavoro, è inevitabile dover accettare dei compromessi, specialmente non essendo un’artista indipendente. Quindi, per esprimermi, è necessario trovare un compromesso anche in termini di mainstream ed è un compromesso che accetto volentieri.

Riadattando il titolo del singolo “Bellissimo e poi niente” ad una visione sociale del momento in cui viviamo cosa è “bellissimo ma poi niente”?

Penso che molte relazioni oggi siano caratterizzate dall’apparenza: sembra tutto bello in superficie, ma spesso manca profondità. Guardandomi intorno e osservando anche l’amore nella mia generazione, noto che molte persone sembrano curate nell’aspetto, ma hanno poche cose da raccontare veramente. È un po’ l’emblema del “bellissimo e poi niente”.

C’è una frase molto bella che risuona quasi come un manifesto nel tuo penultimo lavoro “possiamo ancora fermarci”. Ma è davvero possibile fermarsi oggi? O siamo spinti sempre di più a correre?

No, è possibile, basta volerlo. Credo fortemente che la volontà sia molto più forte delle leggi della società odierna.

La selezione per le nuove proposte di Sanremo indubbiamente ti porterà ad avere nuovi stimoli e nuove visioni. Ma quale pensi possa essere la più grande “cosa da rubare” all’interno di quel contesto?

Esibirsi su un palco così importante è un’esperienza ricca di insegnamenti. Prenderò tante informazioni dalle reazioni del pubblico, anche sui social, per capire sempre meglio come le persone rispondono a ciò che faccio. Inoltre, stare in mezzo ad altri musicisti mi fa benissimo: parlare la loro stessa lingua, osservare, apprendere da loro, tutto questo mi arricchisce sia come persona che come musicista.

a cura di Saverio Beccaccioli e Carlotta Procino

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