quelle di montag non sono solo “Altre canzoni”

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Lo scorso venerdì 8 novembre è uscito il nuovo EP di montag, “Altre canzoni”, cantautore che già l’anno scorso ci aveva incuriositi con il suo primo lavoro da solista “Dati“.

Fin dal primo ascolto, l’EP non appare né come una semplice continuazione né come una contraddizione del progetto precedente. “Altre canzoni” si distingue e reclama uno spazio proprio, riflettendo la presenza sempre più definita di montag nella scena indie cantautorale. Quando abbiamo pensato ad un’intervista, infatti, ci siamo basati sui dati e sulle informazioni che avevamo a disposizione, ma ascoltandolo ci siamo accorti che c’è molto altro dietro questo lavoro. 

Iniziamo parlando di “Altre canzoni” che, come hai raccontato, è in contraddizione rispetto al tuo primo album “Dati”. Ti va di raccontarci meglio come si contraddistinguono questi sei brani rispetto al tuo album precedente? 

Ciao! Molto piacere e molto contento di conoscerti in questa modalità intermediata. Tu sei le tue domande e io le mie risposte almeno finché non ci stringeremo la mano. Di questo tipo di consapevolezza – o sensazione – per cui l’impatto con l’altro è sempre più in realtà un rapporto con certe informazioni che lo riguardano, con certi suoi dati che possono essere infilati in dei dispositivi, era pieno il mio primo disco, per l’appunto: Dati. Nel periodo di scrittura di Dati (2017-2022), però, ho scritto parecchie canzoni oltre a quelle 10. A 6 di queste canzoni ho avuto modo di lavorarci nell’ultimo anno. Non sono prive di riferimenti a dispositivi o informazioni o rapporti intermediati, ma volevo cambiare focus. Soprattutto perché avevo ampiamente sottolineato quell’aspetto nel mio lavoro precedente (pensa che ho pure fatto un fanzine elaboratissima che si intitolava Dati sporchi e si sorreggeva sui contributi di artistə, memer, giornalistə, critichə di Internet…). Così ho deciso un po’ ironicamente che queste sarebbero state solo Altre canzoni, negando e al contempo evidenziando il discorso portato avanti con Dati. Perché se queste sono altre vuol dire che c’è qualcosa rispetto al cui essere altre. 

Pensi che, nei tuoi prossimi lavori, questi due approcci alla scrittura e alla produzione della musica, che hai inserito separatamente in due progetti distinti, possano prima o poi convergere? 

Come si nota alla fine della risposta precedente, la mia tendenza a supercazzolare le mie banalissime canzoni d’amore non guarisce, anche quando decido di prenderne apertamente le distanze e pubblicare solo Altre canzoni. Tutto concetto e niente concetto sono due facce della stessa medaglia, sono due modalità di interrogarsi ricorsivamente sul medium, e in particolare sul medium canzone. 

Tra i brani di “Altre canzoni” che ho apprezzato di più c’è sicuramente “Foodora”, dove compare la collaborazione con gli Specchiopaura. Com’è stato lavorare insieme a loro e in che modo hanno reso speciale questa traccia? 

Foodora è una canzone che ho scritto sei anni fa, a 22 anni – che è più o meno l’età che ha ora Peppe degli specchiopaura, se non sbaglio. Mi era quasi venuta a noia quella canzone, rappresentava una nevrosi che riconosco benissimo in me e nella mia relazione dell’epoca. Quando le cose arrivano a questo punto è il momento giusto per alterarle, per renderle altrui. Chiedere una mano agli specchiopaura da un lato rispettava il fuoco tardoadolescenziale da cui emergeva il brano, dall’altro cambiava tantissime coordinate (io ho una scrittura e un’identità sonora tendente al folk, loro sono praticamente una band punk che si basa sull’elettronica; io sono 200% lombardo, loro sono i fiori del male della provincia partenopea…). Passare due giorni a Napoli con loro, Altea e Rainer Monaco, peraltro in un momento emotivamente difficilissimo per me, è stato quasi psichedelico: un uscire da me per riscoprire totalmente quella canzone e la parte di me che ci ho espresso. Sono tornato piangendo sul treno, con dei file incasinatissimi sull’hard disk che poi Fight Pausa e Marco Giudici mi hanno aiutato a rimettere nel mio percorso quotidiano. 

In “Spettri”, quello che ho percepito è una serie di situazioni quotidiane che, tuttavia, sembrano creare una sensazione di alienazione e insoddisfazione verso la realtà e il presente. Quali sono i “sogni sbagliati” che senti di star vivendo? 

“Spettro” è un fantasma che ti abita il cervello, un mito, un’idealizzazione, un altarino di te stesso o degli altri, ma “spettro” è anche uno spettro di sfumature tra una cosa e un’altra, tra te e la realtà, tra diverse possibilità di futuro. Tante volte credo di essere qualcosa che somiglia allo spettro come un fantasma, ma scopro di essere più simile a uno spettro come una sfumatura. I media algoritmici esasperano la continua proiezione di sé nel mondo circostante, facendoci di fatto vivere più della metà del nostro tempo in un delirio febbrile normalizzato, dove tutto è un sogno sbagliato. Ho scritto quella canzone in un momento in cui laurearmi, lavorare, vivere le relazioni e le amicizie in una dimensione di scelta e non solo di contingenza, continuare a fare musica, tutto sembrava l’accadere di un futuro che non rappresentava i miei slanci di adolescente: e invece era solo la realtà a cui non riuscivo a fare spazio, perché non riuscivo ad accettare di essere uno spettro e non uno spettro. 

Il 28 novembre suonerai al Circolo Magnolia. Cosa dobbiamo aspettarci da questo Double Release Party e come ti senti all’idea di esibirti in un luogo che ogni anno celebra il meglio della scena indie? 

È tutto giusto perché sarà il mio ventottesimo compleanno! Il compleanno in cui si certifica che (ad ora, venti giorni prima) non sono morto da rockstar. E sarà il modo più bello di festeggiarlo. Valerio è un mio carissimo amico e probabilmente il mio musicista preferito in Italia al momento. Sarà sul palco con me come chitarrista della mia band (con clauscalmo alla batteria e Marco Zambetti dei GIALLORENZO al basso), ma presenterà anche il suo meraviglioso secondo disco, Boy di ferro, stato dell’arte del post-punk italiano. Prima di tutto, però, suonerà Roberto Casanovi, un cantautore che ha fatto un album speciale, Se io sono un pesce, tu che cosa sei?, che pubblicheremo il 22 Novembre con Tipo Dischi (l’etichetta  senza Instagram che ho inventato coi GIALLORENZO e che si esprime solo tramite newsletter). È una serata che ha il sapore delle serate che mi hanno fatto innamorare del Magnolia quando lo frequentai le prime volte da ragazzo, appena prima del 2016: i tempi di una scena alternativa al punto di ebollizione, che se ne strafotteva dei numeri e che creava ogni volta qualcosa di unito e magico. Venite nella realtà perché qui sullo schermo è un inferno di cristallo. 

“Altre canzoni” illustrazione/grafica ©Katya Budkovskaya

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