Manifesto: il rientro alla società con Revolution Camp

0

Alessandro Orfini e Valerio Imperiale, in arte i Manifesto, tornano con un brano intitolato Revolution Camp che racconta la nostalgia di un’esperienza intensa appartenente ad un tempo circoscritto, e della voglia di mantenere viva quella serenità provando ricercarla e ricrearla nella vita di tutti i giorni.

Revolution Camp è il vostro nuovo viaggio nella musica. Un brano che richiama a quel “posto felice” in cui tutti noi disperatamente cerchiamo di arrivare: dove nasce l’ispirazione del brano e quali sono le emozioni che vi hanno spinto a lavorarci?

L’idea per il brano nasce dalla nostra esperienza diretta al Revolution Camp, campeggio annuale organizzato da Udu e Rete degli Studenti Medi. Punto apicale della stagione estiva per delle giovani “zecche” come noi. In particolare nel brano si fa riferimento a quel momento post campeggio nel quale ci si ritrova nuovamente ad interfacciarsi con il quotidiano. Il cosiddetto “rientro alla società”, una sorta di schiaffo che tira la realtà per riportarti con i piedi per terra, per abbattere quelle illusioni di vita ideale fatta di mare, sigarette, concerti, birre, amici, canzoni, chitarre, amore… La canzone è quindi il frutto di questo senso di malinconia che si prova a ricordare le atmosfere di quei quindici giorni, come fosse un qualcosa di lontano, di inarrivabile, di ideale. In questo senso l’obiettivo implicito è anche quello di reclamare con forza l’effettiva possibilità di costruire altri momenti come quelli nella società di tutti i giorni, e non attribuire quella serenità e quella spensieratezza solamente a due settimane di vacanza fra luglio e agosto.  

In un mondo costantemente alla ricerca della perfezione, della performance continua e costante, a vivere su bpm sempre sopra la media. Come vi sentite a rimettere al centro la tranquillità, l’amore e la spensieratezza?

In tutto e per tutto noi stessi. È il nostro modo di intendere e di vivere e non siamo disposti a metterlo in discussione per adattarci alle esigenze del qualsivoglia mercato o business. Il denaro, la fama non possono essere tutto. Possono essere una parte, delle conseguenze di una carriera artistica/lavorativa, ma non possono sicuramente essere l’obiettivo, il fine. Deve esserci qualcosa di più. Ebbene il nostro tentativo è sicuramente ricercare questo “di più”. Ricercare lo stato di benessere. 

Revolution Camp – cover

Nella vostra giovane carriera avete già affrontato sfide interessanti: da X-Factor con Zecca che vi ha portato fino agli home-visit, l’apertura ai Modena City Ramblers al Revolution Camp. Cosa vi portate dietro da queste esperienze?

Sicuramente una maggiore consapevolezza. Una vaga idea del fatto che noi forse su quei palchi ci possiamo stare e che anzi suonare su quei palchi, in quei contesti, con quella energia, a noi piace, e tanto. Inoltre, sono situazioni in cui si ha la possibilità di osservare chi quel lavoro, mestiere, passione lo vive da qualche anno in più di noi. Non esistono scuole migliori. 

Il vostro gruppo nasce con l’idea di portare una rivisitazione di generi musicali in una nuova fase più fresca e positiva. Come descrivereste oggi il vostro stile dopo esser stati comunque contaminati da una realtà televisiva e come vedete l’inevitabile cambiamento del mercato musicale: un’opportunità o una recessione?

Il “nostro” stile è in fase di evoluzione, com’è giusto che sia. Non crediamo nell’ universalità e immutabilità di un’artista, quello serve solo all’industria. Vero è che dei tratti caratteristici, peculiari è inevitabile che si manifestino ed è giusto che ci si lavori per renderli forti e saldi in maniera tale da essere riconoscibile alle orecchie e agli occhi del fruitore. Soprattutto considerato l’attuale stato di ipersaturazione del mercato musicale. Al tempo stesso non bisogna però incappare nell’errore di fossilizzarsi eccessivamente sui propri punti forti, in funzione di una continua ricerca, una sperimentazione. Magari sbagliando. Nulla è più utile degli errori. Ecco noi siamo in questa fase. Una fase dettata anche dalle difficoltà, inevitabili per chiunque intraprenda questo percorso, ma sicuramente fondamentale per il nostro sviluppo artistico e personale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *