Intervista Angelica: mi fa schifo mezzo mondo
Recupero intervista 24/01/2024 – Ex Nemo Rock in Patria (blog de L’Espresso)
Se esiste davvero un mondo conoscibile governato dalle sincronie dei pensieri e delle sensazioni è sicuramento quello di Angelica.
Nel nuovo singolo La mia metà le immagini non hanno mai uno sfondo imperfetto e nessuna parola scivola a terra senza avere il giusto peso.
La mia metà è una canzone dove l!ascoltatore percepisce in maniera lacerante il dramma, il tuo dramma interiore. Quanto spesso riesci a gridare tutto quello che senti? O hai bisogno di conservare parte della tua intimità?
Nel passaggio emozionale tra pancia, cuore, testa e poi bocca, a volte mi perdo dei pezzi e mi riesce difficile sfogarmi in maniera veramente liberatoria. Quando invece succede che le emozioni trovano la strada libera, è molto potente e guaritivo. Sto imparando a tenere a bada la mia testa che è una specie di poliziotto del traffico delle mie emozioni. A volte mi salva, a volte mi censura. In questo pezzo però non è riuscita a censurarmi proprio per niente, i congiuntivi basici sbagliati sono la voluta dimostrazione ai miei occhi di questo scontro vinto dalla pancia.
In questa canzone c’è un attenzione particolare per una descrizione di un mondo tra coscienza e incoscienza, tra razionale e irrazionale, tra lucidità e sogno; questo tema del doppio è una cosa sulla quale volevi fare forza o più semplicemente: hai mai riflettuto su questa chiave di lettura sul tuo brano?
Non ci avevo mai riflettuto e ti ringrazio per lo spunto, hai colto una cosa che effettivamente tornerà parecchio anche nel disco. Io sogno tantissimo e ho dei sogni ricorrenti da anni. L’acqua, in svariate forme, è per me un termometro del mio inconscio e infatti in tantissimi testi del disco uso l’acqua per provare a portare un po’ di irrazionale nel razionale.
Io credo che la poetica e l!attenzione tra la corresponsabilità del suono e della parola nella tua musica rappresentino una matrice identitaria nel panorama musicale italiano. Quanta attenzione fai alla verosimiglianza (a mettere in scena un‘azione unitaria suonata e cantata, recitata e interpretata) o avviene tutto in maniera naturale?
Il sound per me è importantissimo, come dici tu, ‘mettere in scena’ una canzone è una cosa divertente ma anche molto seria, mica scrivi una canzone che ti soddisfa e poi la fai uscire vestita a caso. Però allo stesso tempo la naturalezza, la spontaneità, la leggerezza delle scelte, sono elementi fondamentali secondo me. Ogni canzone ha una sua natura, il bello sta nel trovarla, capirla, seguirla e cercare di renderla al meglio che si può, senza scordarsi che è una fotografia di un momento.
La frase “mi fa schifo mezzo mondo” ha una centralità espressiva intorno alla quale poi si sviluppa il valore che definisce i tratti della tua persona. In cosa ti ritrovi nel mondo di oggi e in cosa NON ti ritrovi?
Quando ho scritto questo ritornello ero davvero disperata, per cose personali più che universali ma ero talmente arrabbiata e stanca da perdere di vista il particolare. In questo pezzo dico “mi fa schifo” e avendo ricevuto io un’educazione molto rigida, dire che qualcosa mi faceva “schifo” fino all’adolescenza rappresentava per me una punizione. Qui più che una punizione lo schifo diventa un appiglio per la mia solitudine. Nel mondo di oggi in fondo mi ci ritrovo perché è il mio presente ed è giusto anche goderselo ma ci sono tante cose che mi fanno paura. Mi ritrovo nella tecnologia se usata bene, mi ritrovo nella velocità di pensiero e azione, nella presa di coscienza su certi temi che sento sempre più collettiva con sempre meno spazio per una mentalità poco inclusiva, mi ritrovo nei nuovi modi e canali di fare cultura e in quelle abitudini che resistono al cambiamento e che probabilmente non cesseranno mai di esistere come ritrovarsi in una collettività, ad un concerto come in piazza a manifestare. Non mi ritrovo in troppe cose per farne un elenco, la violenza in primis, inaccettabile nel 2024, che sia nel quartiere o tra stati, tra fazioni politiche o verso una donna o una categoria, che sia fisica o psicologica, non sopporto che esistano discriminazioni e preconcetti e che ancora ci si riconosca troppo poco tra ‘anime’ piuttosto che tra ‘figure’. Potrei andare avanti molto ma mi sembra già una risposta troppo lunga.
Come si fa a farsi andare bene il mondo che ci viene servito e prospettato?
Guarda, mi ritrovo a risponderti in maniera quasi Cristiana pur essendo io non praticante. Per provare a vivere in una condizione armonica con il mondo credo che prima di tutto debba essere chiaro il concetto di rispetto. Rispetto per se stessi per sapere come rispettare il resto del mondo, le persone, l’ambiente, senza fare male a nessuno, senza invadere lo spazio degli altri, senza prepotenza, avendo cura e coscienza delle cose. Così facendo, nel nostro piccolo, non solo possiamo farci andare bene le cose ma possiamo anche migliorarle.
A me personalmente piace moltissimo questo contrasto tra la tua poetica fragile, la tua estetica libera, lampante e la sensazione dannata e spregiudicata che fuoriesce dalle tue canzoni. È un trinomio in cui ti rivedi come artista e come donna?
Forse è più facile vedere da fuori certe sfumature che vedersele addosso, però mi ci ritrovo abbastanza in quel che dici. Di base mi sento una ragazza fragile, spesso ad un passo dal rompermi in mille pezzi ma ho anche imparato ad esercitare la mia libertà con la spregiudicatezza che deriva dall’abbandonare le proprie paure, a vivere senza il pensiero del piacere o del non piacere.