Tommaso Di Giulio e il suo viaggio nel Mesozoico 2.0

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Tommaso Di Giulio

Tommaso Di Giulio torna con il nuovo singolo Soltanto se ci va, brano che anticipa l’album Dinosauri la cui uscita è prevista per il 27 settembre. Autore e sceneggiatore per numerose emittenti e programmi televisivi, Tommaso si dedica parallelamente alla musica . Il suo ultimo lavoro è un viaggio tra sensazioni, esperienze ed emozioni in cui tutti possono immedesimarsi.

Benvenuto su NemoSounds. Come stai e come hai passato questo periodo estivo?

Sto molto bene, non ci si lamenta o, come rispondo sempre, si combatte. Ho passato questo periodo estivo lavorando, ho fatto poca vacanza. E quando sono stato in vacanza, sono rimasto in Italia. Mi sono riposato meno, ma tra dovevo occuparmi degli ultimi dettagli dell’album che uscirà a fine mese, della preparazione di cose future e del mio lavoro di scrittura. Per cinema e la televisione, che è il mio lavoro da ormai diciott’anni, parallelo a quello musicale.

Il 27 settembre pubblicherai Dinosauri, il tuo nuovo album. Come mai questo nome? Ti va di anticiparci qualcosa a riguardo?

Il disco si chiama Dinosauri perché è un album che, in qualche modo, riflette sulla discrepanza di percezione tra le persone e il tempo in cui vivono. In questo caso, possiamo paragonarli ai boomer o chi si sente tale. Infatti si dice “quanto sei un dinosauro” per riferirsi a qualcuno che pensa, si muove, si comporta e legge la vita con parametri di altri tempi. Quel senso di estinzione che si sta avvicinando sempre più, mi ha dato l’idea per scegliere questo titolo. Ma anche perché, un po’ banalmente, anch’io spesso mi sento un dinosauro…Poi banalmente mi piacciono molto i dinosauri, Jurassic Park è uno dei miei film preferiti. Quindi questo album rimanda anche al mondo dell’infanzia, perché più o meno tutti hanno amato i dinosauri. È un gioco tra gli estremi, tra crescita, maturazione, responsabilità della vita adulta e reminiscenze infantili.

Cover Soltanto se ci va

“La sola cosa che possa salvare l’uomo è l’amore. E se molti hanno finito per trasformare in banalità questa asserzione, è perché non hanno mai amato veramente.” Questa frase di Emil Cioran credo si adatti perfettamente al tuo nuovo singolo Soltanto se ci va, un brano che parla di amore ma in un contesto di inesorabile e lenta distruzione.

Cioran è un filosofo noto, a chi lo conosce, per essere un po’ depresso. Il fatto che ammetta che l’amore sia l’unica vera forza salvifica per gli esseri umani, mi trova totalmente in accordo. Il brano l’ho scritto nel minor tempo possibile, nel giro di una notte, dopo una serie di riflessioni e di chiacchiere con la persona che poi ho sposato. Mi sono reso conto che, se non avessi incontrato questa persona, probabilmente oggi avrei preso una brutta china. Ho capito che questo sentimento, sarebbe durato a lungo e non era quindi soltanto un’idea da infatuazione. Questa sensazione, però, si è scontrata con un forte senso di disillusione e delusione nei confronti della collettività. Banalmente, questo forte contrasto tra l’amore più profondo e la voglia di Armageddon, di misantropia è molto vicino ciò che Cioran scriveva. Allinearsi musicalmente con questo tipo di pensiero mi sembrava un po’ banale e poco produttivo; quindi, ho preferito delle trame piuttosto dolci e avvolgenti, più vicine al folk di Battisti di metà carriera.

Credi anche tu che le emozioni e i sentimenti siano l’unico modo per salvare il mondo?

Le emozioni sono tante, sono un ventaglio molto ampio, e quindi bisogna vedere a quali riferirsi. Una su tutte, che più che un sentimento o un’emozione, è una pratica: ovvero l’empatia. La capacità di, non solo mettersi nei panni di qualcuno, ma quella di trasformare il proprio vissuto, anche se magari molto traumatico, in una forza motrice per mettersi in connessione profonda con l’altro. È una cosa che, per tutta una serie di motivi, stiamo perdendo. Noto che abbiamo sempre più difficoltà di rischiare un’apertura nei confronti degli altri e se questo dovesse cambiare un pochino, proporzionalmente aumenterebbe anche la speranza che l’umanità ce la possa fare.

Oltre al tuo ultimo singolo, il nuovo album è preceduto dai singoli Borghesi, Come un rigore agli europei e Anche basta. Ti andrebbe di raccontarli in poche parole a chi ancora non ha avuto modo di ascoltarli?

Questo è forse l’album con la messa a fuoco migliore, poiché tutti i brani concorrono, senza dire la stessa cosa, ad aggiungere particolari a un quadro comune. Borghesi è un elenco di tic e di storture prettamente contemporanee, parla un po’ di quanto abbiamo detto prima. Infatti nel ritornello canto «Ci piace attraversare gli altri, senza farci male», che rimanda a questa voglia disperata di arrivare a qualcosa malgrado tutto, una sorta di il fine giustifica i mezzi. Anche basta è il racconto di una persona che è in bilico tra decidere se interrompere una relazione tossica oppure rimanerci impantanato dentro. E quindi è una di paure, del dover fare i conti con la propria solitudine, malgrado si si stia male. Come un rigore agli europei è un duetto con Mox, cantautore che stimo e apprezzo da tanti anni. È un brano leggero, dove il calcio c’entra in realtà pochissimo e racconta della contesa tra due pretendenti di una ragazza. La storia però rimane volutamente aperta ed è un piccolo racconto di timidezza e voglia di cambiare atteggiamenti nei confronti della vita e dell’amore. Una sorta di ricerca del coraggio a due voci.

Guardando tutti i tuoi lavori, è impossibile non notare una predominanza dell’illustrazione e di una cura dal punto di vista delle grafiche. La tua è una passione o semplicemente una scelta artistica?

Entrambe le cose. Sono gran grande appassionato di illustrazione, fumetto, insomma, in generale arti visive. Avrei voluto tanto fare fumettista, ma non ho portato avanti adeguatamente la parte tecnica. Sono convinto che, i prodotti animati e non quando sono fatti bene, raccontino meglio della controparte fotorealistica. Esagerando penso che sarebbe bello se tutta la storia del cinema fosse sostituita dall’animazione. Pensa ai grandi capolavori come Il padrino, con le magistrali interpretazioni di De Niro, Pacino e Marlon Brando, ma animati. Questo perché ho sempre avuto la percezione che i cartoni animati rendano meglio a prescindere, ma poi quei personaggi sono loro e basta. Nel senso che l’attore,  quando finisce di interpretare un ruolo, torna alla sua vita normale e se ci pensi è un peccato, perché vuol dire che può fare altri film con quella faccia. Invece i cartoni animati rimangono in quel universo immaginario per sempre.Le illustrazioni che mi danno modo di spaziare un pochettino di più con la fantasia e arrivare più vicino a un completamento simbolico di quello che voglio esprimere con la musica.

Hai avuto la possibilità di incontrare grandi nomi della musica italiana, come Max Gazzè, Francesco De Gregori, Pino Daniele e tanti altri. Qual è l’incontro che è più ti ha segnato, sia a livello umano che artistico?

Ho avuto il privilegio di poter cenare con Battiato, prima di un suo concerto che abbiamo aperto. E reputo che Battiato sia la migliore cosa successa all’Italia, da che esiste il paese. Non parlo solo musicalmente. È stata una serata che mi ha cambiato la vita, in cui sono mi sono state dette delle cose che mi hanno segnato. Mi ha regalato riflessioni importanti ma anche un paio di risate, perché Battiato era un uomo di grande simpatia, oltre tutto il resto.

Dopo l’uscita del tuo album, avremo modo di ascoltarti live?

Il mese dopo l’uscita del disco inizieremo con un po’ di date, ma c’è sempre spazio per aggiungerne delle altre. Quindi per chi volesse rimanere aggiornato, rimando alle solite pagine Instagram, Facebook, eccetera.

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