La Municipàl: quel cantautorato che ci manca

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Se ne dovrebbe parlare di più, si dovrebbe proporre maggiormente, perché quella scena rock alternative degli anni 2000 serve come il pane ad un music system che incentiva argomenti e tematiche no sense, figlie della trap o di un rap contaminato dalla monetizzazione sui social media.


“Canzoni che parlano d’amore, perché alla fine di che altro vuoi parlare?” cantava Brunori, allora La Municipàl parla di amore, di sociale, di vita quotidiana e di argomenti che servono, innanzitutto, a dare qualità e gentilezza alla musica, secondo poi, servono a risvegliare le coscienze attraverso la cultura cantata e, questa cultura, Carmine Tundo ce la racconta tutta.

Il live de La Municipàl si è aperto intorno alle 22:00, precisi come un orologio svizzero in una sala gremita di gente a Largo Venue, preceduti da una grandissima promessa del cantautorato indie che è Montegro, un altro che ha preso guida da quella tanto amata scuola Fabi, Gazzè e Silvestri e ha deciso, con coraggio, di riportarla in auge già da tempo. Perché con coraggio? Perché in una società basata sul consumo, dove si consumano anche tracce su Spotify senza cognizione di causa, non si fa più attenzione al contenuto dei testi. Le canzoni ormai si sentono, “ah si, quella canzone l’ho sentita…”, non si ascoltano, perché non ci si ascolta tra esseri umani e figurati se un essere umano inconsapevolmente perfettamente dotato è disposto ad ascoltare l’anima fragile e composita di un cantautore.

Ma bando alle ciance, tanto ormai in questo music system ci sguazziamo tutti, soprattutto noi della stampa che ne parliamo. Torniamo al live de La Municipàl a Largo Venue perché devo dire che, a parte quel breve e piovoso incontro al Primo Maggio, non avevo ancora avuto il piacere di vedere e ascoltare questa band da vicino. “Finalmente” è stata la prima esclamazione che ho pensato non appena sono entrata nella sala del Largo, guardando a questa band come una botta di adrenalina, come qualcosa che ricorda i Baustelle ma allo stesso tempo si distingue da essi, perché tutto sommato potrai anche ispirarti ad un artista o ad una band, ma se inizi a fare la differenza vuol dire che c’è tanto di tuo, quel tanto che ti rende unico e irripetibile.

La Municipàl ormai è tanto che circola, partendo da quella scena pugliese che, anni prima, ci aveva regalato la musica con gli ideali, quando ancora gli ideali noi millennials ce l’avevamo e sto parlando di Caparezza, dei Sud Sound System, del romanticismo pesato e pensato di Capossela e, alla fine della fiera, guarda un po’, pure Carmine Tundo nei suoi testi i contenuti di spessore ce li porta ancora oggi, nelle ultime uscite discografiche e sul palco. Grazie Carmine, grazie Municipàl.

Il live di per sé è durato il giusto, un’ora e venti circa di repertorio e di coinvolgimento del pubblico molto emozionato di ritrovarsi lì davanti, un pubblico che accoglieva tanti pugliesi ma anche tantissimi romani e non, perché La Municipàl è partita dal Salento, ma non ci è voluto tanto affinché conquistasse il cuore di tutta Italia. Una bella sorpresa anche la nuova tastierista e voce femminile, Gaia Rollo, che ha sostituito la cara e beneamata Isabella Tundo, sorella del cantante Carmine. I due sul palco si muovono con sinergia ed energia, comunicando con vemenza l’uno verso l’altra e trasmettendo a noi tutta la potenza che c’è dietro questo meraviglioso progetto a cui noi di Nemo Sounds non possiamo che augurare il meglio, di rimanere sempre così umili e autentici e di non dimenticare mai che il musicista, nel suo fare arte, ha una grande missione e responsabilità di trasmettere i giusti messaggi al mondo.

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