L’esordio vivo di Sbazzee
Sbazzee- Fiori Vivi
Nella musica, i tempi degli esordi non finiscono mai, per fortuna! Stavolta è il tempo di Sbazzee. Musa Factory presenta fiori vivi: nuovo singolo della giovane artista italo-libanese, disponibile ovunque dal 13 settembre, e sembra destinato a fare rumore. Terzo singolo che prelude all’esordio discografico di Sbazzee prodotto da Ed Emmekappa/Musa Factory, distribuito da Believe e realizzato con il contributo di Nuovo Imaie.
Sbazzee, artista italo-libanese cresciuta nel padovano, ci racconta di questi esordi. È appena uscito fiori vivi, terzo singolo in attesa dell’album d’esordio, fuori nel 2025. Sei felice fin qui, del lavoro svolto? Che sensazioni ti hanno lasciato i singoli usciti e cosa ti aspetti dall’album?
Sono immensamente felice e soddisfatta, vedere il proprio concept album prendere forma, singolo dopo singolo, mi realizza nel profondo. Ogni canzone è una sfaccettatura di me e vederle ricomporsi musicalmente è assurdo.
Dall’album mi aspetto che possa essere la mia prima impronta musicale per affermare che io ci sono e che sono pronta a comunicare sinceramente con le persone tramite la musica. Non vedo l’ora che lo ascoltiate!
Da perfetta artista “di frontiera” le tue influenze spaziano tantissimo, dalla musica etnica a Bon Iver, dal medio oriente a Billie Eilish. Pensi che in questi primissimi passi nella musica stia emergendo correttamente la tua personalità? ti senti rappresentata dai tuoi brani?
Devo dire che mi sento pienamente rappresentata perché con ogni brano mostro diversi aspetti della mia persona e personalità, che a volte possono anche sembrare contrastanti, ma tutti e tutte siamo fatti anche di contraddizioni e per me è bello mostrare questa cosa in musica, piuttosto che scegliere un sound definito per questioni di marketing.
In epoca di nuove intolleranze e aspri conflitti, non è facile essere creature ibride, umani mescolati, forse ancor più tra Italia e Libano. Credi che questa tua identità mista ti abbia aiutato a intraprendere la via dell’arte, o è stata se mai un ulteriore ostacolo?
Credo che l’identità mista, essendo più complessa, abbia influito, specialmente negli ultimi tempi, dal punto di vista del legittimarmi a fare cose “diverse” e a spaziare nei generi, senza definizione. Devo ammettere che spesso è difficile gestire la propria identità: non sai mai quando essere italiana e quando essere libanese, si è sempre in cerca di un equilibrio che varia in base alla fase della vita in cui si è. Però questo sentimento, oltre a confondere, stimola la ricerca.
Nei tuoi brani non disdegni temi delicati, sottili. Unisci a sonorità più orecchiabili del mondo pop internazionale a una peculiare dolcezza degli arrangiamenti, in una mescolanza che sa di grande cura e attenzione, nonché probabilmente l’orgoglio delle tue origini mediorientali. Secondo te, la tendenza a una maggiore semplicità -quando non vuotezza- nei significati e nei testi odierni è un problema tutto italiano o riscontri questa dinamica in senso più ampio? L’arte ha davvero abdicato a una funzione pedagogica, a fianco di quella espressiva?
Parlando di musica mainstream sia italiana che internazionale noto anch’io questa tendenza alla semplicità e talvolta banalità, perché giustamente è musica di consumo che dev’essere fruibile da più pubblico possibile e in più occasioni possibili. Ogni genere musicale ha i suoi target e se la gente ha bisogno di leggerezza o un sottofondo già sentito e risentito per il proprio comfort, credo sia giusto che ci sia. Non credo faccia concorrenza alla musica più impegnata, educativa e di sensibilizzazione, però sicuramente servirebbe creare una spazio di ascolto più ampio anche per questa.
Una canzone molto popolare, Li Beirut, è stata erta a inno internazionale, come una Bella Ciao in salsa araba, e racconta bene della nostalgia di un Paese libero dai conflitti, in cui genti di etnie e fedi differenti convivevano in pace e armonia. Il Libano vive una fase molto difficile, dopo esser stato a lungo frontiera di integrazione di culture. Anche tu porti addosso questo sentimento nostalgico e desiderio di riscatto? Cosa pensi infine di artisti come Ghali, che hanno avuto il coraggio di schierarsi contro certa stampa allineata, denunciando quanto in corso a Gaza e in Cisgiordania, a due passi da “Casa tua”?
Sì, non si sta vivendo un bel periodo. Sento molto forte il desiderio di riscatto e nostalgia, che non è altro che la volontà che le cose tornino alla normalità (magari con un po’ meno di corruzione politica) per poter rivedere i miei amici e parenti, visto che io avrei la fortuna di poterlo fare a differenza di molti palestinesi che o hanno perso i loro cari o non è permesso loro il ritorno.
Stimo molto Ghali per il suo gesto, vorrei vedere questa spinta in tanti altri artisti influenti e non, perché credo che infine l’arte deve dar voce al sentimento popolare e vedo un profondo senso di vicinanza alla Palestina nelle nuove generazioni che dev’essere rappresentato.
Free Palestine!
Se siete giunti sin qui c’è davvero poco da aggiungere: tantissimi artisti avrebbero voluto avere le idee così chiare alla sua età, trapela un amore per la terra, per la vita e la propria identità senza timor di smentita attraverso la metamorfosi di chi cambia Paese. Quanta personalità in un esordio, Sbazzee!