L’Aqaba di Dutch Nazari: un canto verso Gaza.

0

È complesso far sentire la propria voce al giorno d’oggi. Scelgo “complesso” come aggettivo perché la facilità con cui l’informazione può circolare grazie alla rete è inequiparabile rispetto a qualsiasi epoca storica in cui l’umanità abbia vissuto. Lo so, sembra un paradosso, ma più si è, più si fatica a farsi notare. Ed è proprio in questi lidi che le prime informazioni sull’attacco e l’occupazione di Israele verso il popolo palestinese sono venute alla luce. I primi video amatoriali ripresi dagli stessi civili e caricati online, mostrando una traumatizzante realtà che molti di noi faticano ancora a credere. Governa molto spesso lo scetticismo, anche nel mondo della musica, e spesso la “mancanza di scetticismo” viene indicata come una presa di posizione per alzare una bandiera. 

“Tu sei lì per suonare, non per dire la tua opinione”

Molti artisti, emergenti e non, manifestano la necessità di parlare in primis di un popolo che soffre, come testimonianza diretta di altrettanti popoli che subiscono la stessa situazione. Dutch Nazari mostra proprio queste intenzioni con “Aqaba”, il suo nuovo brano rivolto con la mente e col cuore verso Gaza. Abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui.

La cover di “Aqaba”

Ciao Duccio! Iniziamo con la prima domanda di rito: per qualcuno che ancora non ti conosce, chi è Dutch Nazari e in che modo è legato ad “Aqaba”?

Sono cantante e autore delle canzoni che canto, e la mia storia personale ha portato molto presto ad interessarmi al tema della Palestina occupata e a recarmi con un progetto di cooperazione e sviluppo, in particolari interviste udite in un documentario, a recarmi in Cisgiordania nel 2012. Quest’anno sono successi dei fatti così drammatici da aver occupato una buona percentuale delle notizie ricevute dalle persone, nonostante di solito non succeda. Le informazioni che io avevo per elaborare queste notizie erano un po’ più della media e, proprio perché è una causa che seguo da molto tempo e sentendo molto presto quella spinta che porta un artista a scrivere, ho deciso di farlo.

Un’altra nota interessante è che questo brano è totalmente indipendente. Come mai questa scelta?

Siamo usciti da indipendenti perché in questo momento mi considero un progetto indipendente e ci sembrava che non fosse necessaria un’etichetta per distribuire una canzone come questa qui, poi in futuro vedremo cosa succederà. Quello dell’etichetta è un pensiero secondario, la priorità è che la musica esca. Pubblicarlo da indipendenti ci è sembrato coerente col brano che stava uscendo.

Parliamo adesso del brano. Si sente che “Aqaba” è un pezzo scritto con rabbia, di getto. Ci parli più approfonditamente della tua necessità e urgenza che ha spinto a scrivere questo brano?

Io partirei dal dire che questa cosa ha a che fare col senso dell’arte e del fare l’artista in un contesto sociale capitalista in cui devi “mantenerti”. Se lo scegli devi avere uno scopo. Nella mia testa il senso è sempre stato quello: creare arte significa – in breve – avere una forte necessità di comunicare. La normalità dovrebbe essere sentire forte un tema e pensare che sia importante parlarne, soprattutto se avrà delle conseguenze specifiche. L’arte parla al linguaggio delle emozioni, non della logica. In uno spazio breve può spingerti a compiere una scelta, un’azione o può stimolare un pensiero: se ascolterò una canzone che parla di Lamborghini e Gucci, magari vorrò fare un sacco di soldi per permettermi quello stile di vita; allo stesso modo ascoltare una canzone che parla di giustizia e di non piegarsi davanti alle ingiustizie, potrebbe far provare delle emozioni che spingono verso quella direzione lì. La speranza di sensibilizzare è un forte stimolo, per me.

Questo potrebbe essere anche un messaggio per chi dice che non si fa politica attraverso l’arte, giusto?

Appunto. Che mi porta a dire “Non hai capito proprio niente”, né di cosa è la musica, né di cosa è la politica. Perché la politica non è quella cosa confinata al tg delle 20:00 che ha in mente chi dice questa frase.

Ti parlo proprio adesso di politica. La percezione del genocidio a Gaza, che possiamo chiamare così a tutti gli effetti, nel nostro Paese è purtroppo ancora soggetta a fazionismi. Tuttavìa credo che delle persone da considerare siano anche quelle indifferenti. Cosa vorresti dire a queste persone, o cosa pensi di aver detto attraverso a questo brano?

Il bivio sta tra il provare una forte inimicizia verso chi reagisce in questo modo e, invece, cercare di capire i perché di questa persona, dove si trova rispetto a me, cosa lo fa reagire in maniera così diversa ad un fatto che dal mio punto di vista può generare solo un’ovvia possibilità di reazione. Potendo parlare con una persona indifferente proverei ad argomentare il motivo per cui è una buona idea non esserlo, facendo leva sull’empatia e l’immedesimazione, che sono sentimenti che nell’essere umano non possono mancare. Anche un* indifferente, molto probabilmente, è inserito in un contesto in cui non è concesso provare empatia, perché altrimenti farebbe qualcosa. Un* indifferente verso la Palestina che vede una signora che sta per venire scippata, avendo la possibilità di fare qualcosa, reagisce. Chiunque reagirebbe. Quindi il discorso è resistere alla tentazione di identificarla necessariamente come una persona ontologicamente cattiva, facendo il possibile per passarle quelle informazioni che possano stimolare la sua empatia.

Recentemente ho notato che hai fatto un raduno a San Babila in cui cantavate la tua canzone mostrando solidarietà al popolo palestinese, è stato davvero un bel momento da vedere, mi è dispiaciuto non poter esserci! 

È stata una cosa molto bella e che fa molto parte del nostro modo di stare nella musica. Abbiamo sempre cercato di trovare per strada persone a cui andasse di cantare le nostre canzoni. In particolare questa canzone qui affinché, più di tutte le altre, smetta di essere nostra e diventi collettiva.

A tal proposito, proprio grazie al senso di comunità che ha abbracciato “Aqaba”, ci saranno altri tuoi progetti che parleranno di questo tema (anche fuori dalla musica)?

Si, questa canzone qui mi collega al tema in un modo che spero possa durare. Nel senso di continuare a comunicare e fare cose legate a ciò. Non ho al momento progetti da desecretare in risposta a questa domanda, però stiamo ancora organizzando cose e pensando a cose in relazione a questo tema. 

Dutch Nazari

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *