Dimenticarsi: il racconto di Nashley

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Una narrazione che sa essere da ponte in termini di genere musicali, tra l’urban e il pop contemporaneo, e, a livello lirico, un mantra rivolto a quel mondo da dimenticare, ma anche a se stesso. Così Nashley si esprime nel suo terzo album “Dimenticare il mondo”.

Un mondo controverso, contorto, spesso difficile da comprendere, astruso, impregnato di negatività, davanti al quale non bisogna rassegnarsi, ma cercare di reinventare, riproporre in una chiave più umana: ciò che effettivamente manca nella nostra contemporaneità. Il tutto con uno sguardo pieno di sensibilità e poesia, come quello che riesce a donarci l’artista con un velo di profonda e sincera speranza.
Abbiamo avuto il piacere di approfondire il discorso insieme in una conversazione amichevole, piacevole.

Qual è il tuo percorso e cosa ti rende a tutti gli effetti Nashley?

«Nasco a Vicenza e suono la chitarra da quando ero piccolo. In più ho avuto genitori e nonni che hanno sempre ascoltato musica. Nel 2016 conosco Mambolosco e fondiamo la Sugo Gang, suoniamo per un paio d’anni e otteniamo un bel riscontro, considerando che in quegli anni eravamo ancora pochi nella scena. Ad un certo punto, comincio il percorso solista con tre album, tra cui l’ultimo; anch’essi ottengono un buon risultato e tutt’ora continuano ad avere apprezzamenti e ascolti. Sarò sempre grato di quei brani. In questo momento resto urban, ma più pop di prima, con più attenzione ai testi e alla musica»

Riprendendo un po’ il titolo, cosa vorresti ‘’Dimenticare del mondo?

«Il concetto di dimenticare il mondo è di dimenticare tutte le cose brutte del mondo, sia oggettivamente, come le guerre e il razzismo, ad esempio, sia soggettivamente ciò che fa male a me, come la cattiveria delle persone, il loro giudizio. Il punto è più oggettivo, quindi dimenticare ciò che è successo negli ultimi anni»

Parto da alcune considerazioni: il suono del progetto è davvero fresco e si mescola perfettamente all’urban più contemporaneo nella metrica e nello storytelling diretto, senza mezza termini, con una visione poetica di un mondo che vogliamo dimenticare e che allo stesso tempo ha una linfa che ci mantiene in vita. Secondo te, cosa può salvarci da questo mondo che tanto vorremmo dimenticare?

«Paradossalmente quello che ti può salvare è smettere di dimenticare il mondo, accettarlo e cercare a modo nostro di cambiarlo, renderlo il meno peggio possibile. E’ un invito che faccio anche a me stesso; infatti, tendo spesso a fregarmene, dimenticare, andare avanti, lasciare le cose anche mezze aperte. Forse il contrario mi aiuterebbe molto di più»

In Luci dici: ‘’perché non puoi contare sempre su di noi per non stare da sola. Quanto fa paura lo stare da soli in un mondo da dimenticare?

«E’ la mia paura più grande rimanere da solo. Infatti cerco sempre di circondarmi di amore, persone, chi mi può dare qualcosa in più. Quella frase è più legata a chi si avvicina all’altra persona in maniera ossessiva e tossica, perdendo tutto il resto. Abbi tutto ciò che è giusto avere e che senti di volere. E’ un discorso ampio»

Un messaggio finale?

«Dimenticarsi delle cose brutte significa cambiarle e curarle nel nostro piccolo. Come dico anche in Cattivi ragazzi per bene, ‘’Vogliamo cambiare il mondo già prima di provarci’’. Credo che ognuno possa fare il suo, che sia con il pensiero, con il proprio partner, con la politica»

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