Cortese Living Room: intervista per il nuovo EP
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L’idea è semplice quanto sensata. Perché non fare musica in uno spazio intimo e dunque vulnerabile, una terrazza, una vecchia dimora o magari un semplice salotto romano, dentro al quale ciò che accade è contenuto e perciò germoglia meglio?
Cortese Living room è il nome che nel 2023 ha preso la proposta musicale itinerante di Michele Cortese e si è poi risolta nella pubblicazione di un Ep omonimo.
Con sonorità calde come il vento sognante della sua terra salentina, Cortese riempiva gli angoli di Roma – quelli più nascosti e imprevisti- e li rischiarava al bagliore di una musica autentica e semplice.
Ed è così che tra un divano, qualche poltroncina e lo scricchiolio di pavimenti in legno che cedevano al peso di strumenti alternativi preferiti a quelli classici, l’esperimento acustico di Cortese prendeva piede nella capitale.
Dentro un piccolo spazio le parole masticate al microfono possono farsi esperienza di una nuova genesi e la storia di un brano espandersi a epica.
Ed ecco che il sussurro confidenziale di un artista ai suoi ascoltatori raccolti diventa unico fermento: diventa casa.
Dal 6 dicembre 2024, circa un anno dopo il battesimo del format e con la produzione di Molla, possiamo finalmente ascoltare Cortese Living Room nei nostri spazi privati, sulle principali piattaforme.
Il disegno che delinea Cortese Living Room è il tratto sull’Asfalto di un amore maturo e maturato da un uomo cosciente che si mette in gioco lungo i sei brani e poi tira la Palla al centro nell’ultima traccia.
Vedo il mondo come sta cambiando. Adesso palla al centro
E rigiochiamo tutto
Asfalto, che candidiamo a cuore dell’Ep, è un carosello di ricordi diretti poi al mare, un percorso emotivo così soave che potrebbe ben calzare come colonna sonora di un film italiano.
Cortese si dispone così alla grazia di chi è al contempo aperto all’amore e al suo mistero ma ne mette anche in conto l’agguato fallimentare.
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In Spid, che apre l’album, canta:
E non ho armi per la guerra che hai dentro, quindi mi fermo e ti parlo.
Ecco, per concludere, il lavoro di Cortese somiglia a un dolce rallentare, per fermarsi e imparare a parlarsi ancora.
E questo dà forza alla sua poetica, la raccoglie in un centro coerente che non si disperde in vorticose ricerche.
In un tempo che fa della contaminazione uno sviluppo meticciato e confuso più che una riuscita sintesi, questa appare la saggia mossa d’un artista con l’esperienza di chi ha viaggiato per saper come tornare.
Cortese Living room è il titolo del tuo nuovo album e in effetti pare di metter piede, da visitatori, nella tua intimità a luci calde. Sembra che oggi gli artisti raccontino più volentieri l’epica del quotidiano rispetto alla chimera passata di imprese eroiche.
Oggi abbiamo bisogno di una casa per ascoltare il mondo?
Abbiamo bisogno di una casa, di un divano, magari di un camino acceso, di amici e storie e soprattutto di lentezza per reimparare ad ascoltare qualcosa anche oltre il minuto e trenta.
Nella tua biografia online definisci la tua musica come una caccia al tesoro alla ricerca di bellezza, poesia e leggerezza. Quali sono le fasi che attraversi prima di arrivare a leggerezza e poesia? E come scovi bellezza dove non sembra esserci?
Le fasi prima sono vivere, soffrire quando necessario, ascoltare, metabolizzare, poi creare. La bellezza la trovo cercandola, desiderandola fortemente anche in mezzo alle brutture che la vita a volte ci riserva.
Nel videoclip realizzato per Non mi dire due ragazzi rivivono la loro storia d’amore a bordo di una roulotte, cercando forse di riprendere le fila di un amore già trascorso. Quanto hai fatto viaggiare la tua musica perché ritornasse al meglio alle tue radici salentine?
Ho sempre cercato di tenere la mia musica in continuo movimento perché il bello della ricerca artistica è proprio il viaggio fatto di ritorni alle origini e terre lontane. E questo è esattamente ciò che mi è successo.
La tua musica sembra un viaggio coraggioso eppur coerente a se stesso: hai cercato corrispondenze in artisti fondanti per la tua musica, come nel caso dell’approfondimento su Mogol che hai realizzato come voce narrante qualche anno fs. Ti sei esposto ad altre culture, esibendoti su palchi più importanti del Sud America. Oggi la sfida per un creativo è sapersi contaminare, anche per restare cangiante e reattivo alle attese del mercato. E’ una richiesta eccessiva per chi fa dell’autenticità la sua chiave? E questa contraddizione aiuta a produrre migliore musica, o la confonde, secondo te?
Si, la contaminazione per restare cangiante ai fini di adeguarsi al mercato la ritengo da sempre una richiesta eccessiva se si vuol restare autentici. Quindi è una contraddizione che tende a confondere. Ma contaminarsi, sperimentare, perdersi per ritrovarsi ritengo invece che sia la via migliore per raccontare alla fine la parte più autentica di se stessi.
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‘’E’ una verifica a due fattori il tuo cuore, mi serve un hacker per il tuo cervello. E non ho armi per la guerra che hai dentro’’ canti in Spid, una romantica lettera a una persona amata e forse indecifrabile. La scrittura è un antidoto alle vulnerabilità che ci portiamo dentro? E quali sono gli altri antidoti che usi per il caos che ci portiamo dentro e puoi raccontarci?
La scrittura e la musica in generale sono i miei antidoti per tutto, contro le mie vulnerabilità e il caos della mia esistenza. La mia salvezza da sempre.
C’è un rischio che suggeriremmo di prendere a Cortese ed è quello di affondare con maggior decisione dentro a una musicalità più schietta e ruspante, per ora accennata e troppo stemperata dalla proposta Pop.
Un azzardo che, siamo sicuri, saprebbe come rendere al meglio senza snaturarsi.
Chissà che dopo il salotto, ci sia una stanza affianco, un nuovo laboratorio in attesa.
Intanto Cortese Living room resta uno spazio dolce in cui preservarsi dal freddo dell’inverno, nel calore di un sentimento raccolto ad arte.